Si iniuste Socrates damnatus est iniuriam accepit. Quod si dicis ...

"Se Socrate fu condannato in maniera ingiusta, ricevette un'offesa". Se dici questo, dobbiamo capire che qualcuno può farmi un'offesa e che io (posso) non riceverla: così come, se qualcuno mettesse nella mia casa una cosa che ha rubato dalla mia tenuta, quello avrebbe commesso un furto, ed io non avrei perso nulla.

Qualcuno può essere colpevole sebbene non abbia commesso colpa. Qualora qualcuno mi avesse dato un veleno che, mescolato al cibo, ha perso la sua efficacia, quello si sarebbe macchiato di un crimine, perché ha somministrato il veleno.

Da questo comprendiamo che un'offesa può essere perpetrata e la medesima (offesa) può non essere ricevuta. Se un'offesa è stata perpetrata a me, non è indispensabile che io l'abbia ricevuta. Possono infatti capitare molte cose che allontanino l'offesa. Qualcosa può respingere e frenare offese di ogni sorta, in modo che esse siano perpetrate e non ricevute. In più, la giustizia non può subire nulla di ingiusto, dal momento che le cose contrarie non si conciliano; l'offesa, inoltre, non può essere perpetrata se non ingiustamente; dunque all'uomo saggio non si può fare torto.

Nessuno, dunque, può nuocere o giovare all'uomo saggio, dato che gli esseri divini né desiderano essere aiutati, né possono essere danneggiati: l'uomo saggio di certo si colloca vicino agli dèi, simile ad un dio, fuorché per la mortalità.

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