LATINA LECTIO versione Il filosofo non ostenti la sua superiorità morale

versione latino Latina Lectio n. 38 pag. 114 Seneca -Il filosofo non ostenti la sua superiorità morale versione Latina Lectio n. 38 pag. 114

Illud autem te admoneo, ne eorum more qui non proficere sed conspici cupiunt facias aliqua quae in habitu tuo aut genere vitae notabilia...

Tu ti applichi con costanza e hai lasciato da parte tutto il resto per renderti ogni giorno migliore: approvo e ne sono contento; quindi non solo ti esorto, ma anche ti prego di perseverare.

Un unico consiglio: non abbigliarti e non vivere in maniera stravagante, come le persone che non vogliono progredire, ma mettersi in mostra. Evita gli abiti trasandati, i capelli lunghi e la barba incolta, il disprezzo manifesto per i preziosi, il letto sistemato a terra e in generale tutto ciò che per vie traverse corre dietro al desiderio di distinguersi. Il nome stesso di filosofia, pur se la si pratica con discrezione, è già abbastanza odiato. Figurati poi se cominceremo a sottrarci alle abituali regole di comportamento.

Bisogna essere nell'intimo completamente diversi dagli altri, ma simili al resto della gente nell'aspetto esteriore. La toga non deve essere sfarzosa, ma nemmeno sordida. Cerchiamo di non avere argento cesellato d'oro massiccio, ma neanche consideriamo segno di frugalità far completamente a meno sia di oro che di argento. Sforziamoci di vivere meglio della massa, non in maniera contraria: altrimenti mettiamo in fuga e allontaniamo da noi quelli che vorremmo correggere, e per giunta facciamo sì che non ci vogliano imitare in niente, per timore di doverci imitare in tutto.

Ecco le promesse prime della filosofia: senso comune, umanità e socievolezza: l'essere troppo diversi ci impedirà di attuarle. Badiamo che non sia ridicolo e fastidioso quel comportamento con cui vogliamo suscitare ammirazione. Certo il nostro proposito è vivere secondo natura: ma è contro natura tormentare il proprio corpo, trascurare una normale igiene, ricercare il sudiciume e nutrirsi di cibi non solo poveri, ma addirittura disgustosi e sgradevoli.

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