Perchè Cicerone si dedicò alla filosofia - Latina Lectio - Versione di cicerone

Perchè Cicerone si dedicò alla filosofia
versione latino Cicerone
Traduzione dal libro latina Lectio pagina 168 numero 78
e dal libro Lectio Brevior pagina 201 numero 171
Versione dal libro latina lectio

Ut me conferrem ad explicandam philosophiam, peropportune accidit quod in casu gravi civitatis nec in armis civilibus tueri meo more rempublicam possem, nec reperirem quid potius agerem....

Traduzione dal libro latina lectio

Per potermi dedicare (Perchè io mi dedicassi) ad insegnare la filosofia a proposito del fatto che in una difficile circostanza per la città capitò che non possa proteggere lo stato secondo la mia abitudine né con le armi civili ne ottenga che mi comporti come il più degno.

Quindi i miei cittadini doneranno a me la licenza o mi stimeranno il più degno di grazia poiché essendo lo stato sotto il potere di uno, né io mi dedicai a me, ne disertai, ne mi abbatei ne perciò combattei siccome ero irato verso l’uomo o i tempi ne d’altra parte sono adulato o ammirato pichè l’altro aveva una fortuna più grande della mia. Infatti io avevo appreso proprio ciò da Platone e dalla filosofia:

sono naturali certi mutamenti degli stati, e essi ora sono guidati dai cittadini più eminenti, ora dal popolo, talvolta dai singoli. Il fatto che queste cose fossero successe al nostro Stato, mi spinse, essendo privato degli impegni/incarichi di una volta, a cominciare a riprendere l’interesse per la filosofia, affinché l’animo fosse sollevato dai fastidi soprattutto grazie a ciò e io giovassi ai miei concittadini, con qualsiasi mezzo potessi.

Versione dal libro Lectio Brevio

Ut me conferrem ad explicandam philosophiam, peropportune accîdit quod in casu gravi civitatis nec in armis civilibus tueri meo more rempublicam possem, nec reperirem quid potius agerem....

Traduzione dal libro lectio brevio

Perchè mi potessi applicare a svolgere argomenti filosofici accadde molto a proposito che in un periodo infelice per Roma e durante guerre civili non potessi difendere lo stato secondo le mie abitudini e non trovassi cosa piuttosto fare.

Quindi i miei concittadini mi perdoneranno o per meglio dire mi saranno riconoscenti, dal momento che, essendo lo Stato nelle mani di uno solo, io non mi nascosi, né venni meno a me stesso, né mi scoraggiai, né mi comportai come se fossi in collera con quell'uomo (Cesare)

o con le circostanze, né in seguito adulai o mi stupii che un altro avesse più fortuna di me. Da Platone e la filosofia avevo imparato questo concetto: alcuni cambiamenti di governo sono secondo natura, e le redini statali sono governate ora dagli ottimati, ora dai popoli, ora da singoli individui.

Essendo così stato della nostra repubblica ciò mi spinse, una volta privo delle funzioni di un tempo, a riprendere gli studi filosofici per risollevare l'animo dagli incomodi preferibilmente con tale attività e giovare ai miei concittadini in qualsiasi modo possibile

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