Astuzia di Annibale - traduzione da latina vox e da la lingua dei romani versione latino Giustino

Astuzia di Annibale versione di latino di Giustino
versione da Lingua Latina vol. 2 pag. 54 N° 4

Cum Romani Hannibalem sibi periculosum putarent, ad speculandos actus eius legatus in Africam Cn. Servilium mittunt, eique praecipiunt ut, si posset, per aemulos eius interficeret....

Poichè i Romani ritenevano Annibale pericoloso per loro, mandarono in Africa a spiare i suoi movimenti Gneo Servilio come delegato, e gli ordinarono, se potesse, di ucciderlo servendosi dei suoi rivali.

Ma il fatto non sfuggì a lungo ad Annibale, uomo al quale non mancò mai la prudenza, così che mai nessuna insidia lo coglieva impreparato. Quindi per tutto il giorno ai concittadini e al delegato romano si mostrò nel foro cartaginese intento alle sue attività, per nascondere a loro la sua intenzione.

Poi, avvicinandosi la sera, chiese ai servi un cavallo fingendo di volersi distrarre, come se si fosse stancato del lavoro. Invece, montato a cavallo, si diresse immediatamente verso una proprietà di campagna suburbana, che era distante dal mare un breve tratto.

Aveva lì una nave con rematori nascosta da una riposta insenatura del litorale; in quella zona era stata preparata anche una grande somma di denaro, che favorisse la fuga (. Quindi scelti dei giovani servi, s'imbarcò sulla nave e diresse la rotta verso Antioco, re della Siria.

Altra versione stesso titolo da libro sconosciuto

Cum rege Eumene, Romanis amicissimo, Hannibal navali proelio pugnaturus erat....

Annibale stava per combattere in una battaglia navale con il re Eumene, molto amico dei Romani.

Ma la quantità di navi era maggiore per il re: dunque l'abile re capì, essendo inferiore per le armi, che lui doveva combattere con astuzia, per questa cosa, escogitò questo raggiro per vincere il re. Ordinò ai soldati di procurarsi il maggior numero di serpenti velenosi vivi. Essendo stata raccolta una grande moltitudine di quelli, fu posta in un vaso di terracotta.

Chiamati i marinai, ordinò agli stessi di rifugiarsi tutti in una nave del re. Fatta tale esortazione, essendo stata condotta la flotta in tutte le direzioni nella battaglia, tutti insieme attaccarono la nave di Eumene, così che il re ottenne la sola occasione di chiedere la salvezza ritirandosi nelle sue fortezze. Essendo le altre navi del re sul punto di attaccare in maniera violenta gli avversari, contro quelle (navi) furono gettati dei vasi colmi di serpenti: i marinai dovettero subito condurre quelle velocemente verso il porto.

Così Annibale, con una decisione astuta, riuscì vincitore contro forze superiori.

versione dal libro la lingua dei romani

Hannibal, cum ab Antiocho Romani inter ceteras condiciones pacis deditionem eius deposcerent, admonitus a rege, in fugam versus, Cretam defertur....

Annibale, poiché i Romani richiedevano da Antioco la sua resa a certe condizioni di pace, avvertito dal re, voltosi in fuga, si reca a Creta.

Qui avendo trascorso a lungo una vita quieta e vedendosi invidiato per le troppo grandi ricchezze, dopo aver riempito le anfore di piombo le sue ricchezze depone nel tempio di Diana come una difesa; e perciò non essendosi preoccupata la città per quello, giacché, come pegno, teneva le sue ricchezze, andò presso Prusia, avendo versato il suo oro nelle statue che portava con se, per non danneggiare le ricchezze di una vita alla vista.

Poi, essendo stato vinto in guerra Prusia da Eumene e avendo trasferito la battaglia in mare, Annibale con una nuova invenzione fu artefice della vittoria; infatti ordinò che si gettassero dentro in vasi di argilla ogni genere di serpenti e in mezzo alla battaglia scaglia sulle navi dei nemici.

Questo prima ai Pontici sembrò ridicolo, combattere con vasi di argilla, perché non possono con l’arma. Ma quando cominciarono le navi a riempirsi di serpenti, circondati da un doppio pericolo, concessero la vittoria al nemico

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