Da Cicerone a Tirone

Cicero f. Tironi suo dulcissimo s. Cum vehementer tabellarios exspectarem cotidie, aliquando venerunt post diem quadragesimum et sextum...

Cicerone dice salute al suo carissimo Tirone. Mentre io, ogni giorno, attendevo ansiosamente i corrieri, alla fine sono arrivati, quarantasette giorni dopo che erano andati via da voi. L'arrivo di costoro è stato per me graditissimo.

Infatti, sebbene io abbia ricevuto una enorme gioia da una lettera del mio gentilissimo e carissimo padre, tuttavia la tua piacevolissima lettera mi ha arrecato un sovrappiù di contentezza. E dunque, io non mi pentivo più di aver fatto una sospensione della scrittura, ma piuttosto me ne rallegravo; infatti, dal silenzio delle mie lettere, ricavavo il grande frutto della tua gentilezza.

Mi rallegro intensamente, dunque, che tu abbia accettato la mia richiesta di scuse senza indugi. Quanto al fatto che tu prometti che sarai l'esaltatore del mio buon nome, è lecito che tu lo faccia con animo determinato e tenace. Infatti, gli errori della mia epoca mi hanno arrecato un dolore ed un tormento tanto grande che non solo l'animo sente avversione per i fatti, ma anche le orecchie sentono avversione per il ricordo.

Per me è noto e acclarato che tu sei stato partecipe di questa preoccupazione e di questo dolore. Ti chiedo che mi venga mandato il più velocemente possibile un copista, e soprattutto che sia Greco. Infatti, nella scrittura degli hypomnemata, mi viene sottratto molto lavoro. Vorrei che tu in primo luogo avessi cura di star bene.

Versione tratta da: Cicerone

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