Erant in quadam civitate rex et regina. Hi tres numero filias forma conspicuas habuere sed maiores quidem natu quamvis gratissima specie ...

In una certa città c'erano un re ed una regina. Costoro ebbero figlie in numero di tre e notevoli quanto a bellezza, ma le maggiori, sebbene di piacevolissimo spetto, erano considerate tuttavia idonee a poter essere celebrate con elogi umani, però la bellezza così speciale e così straordinaria della fanciulla più giovane non poteva essere descritta e tantomeno poteva essere elogiata sufficientemente, a causa dell'inadeguatezza della lingua umana. E così, molti dei cittadini, e i numerosi forestieri che la fama dello straordinario spettacolo radunava in desideroso affollamento, storditi per l'ammirazione dell'inarrivabile bellezza, veneravano la fanciulla con devote adorazioni come fosse in tutto e per tutto la dea Venere in persona.

Così la reputazione si diffonde enormemente di giorno in giorno, così l'estesa fama percorre le isole più vicine, e un po' di terra, e numerose province. Ormai molti tra gli uomini si riversavano, con lunghi viaggi e con spostamenti per mari profondissimi, per la gloriosa meraviglia dell'epoca.

Nessuno navigava verso Pafo, nessuno verso Cnido, e neppure nella stessa Cerigo, per la visione della dea Venere. I sacrifici vengono rimandati, i templi vengono sfigurati, i santuari vengono umiliati, le cerimonie vengono trascurate; le statue (sono) prive di corone, e gli altari vedovi, macchiati da cenere fredda.

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