Fuisse quondam ferunt Demaratum Corinthium et honore et auctoritate et fortunis ...

Narrano che ci fu un tale Corinzio, Demerato, primo della sua città sia per posizione, sia per autorevolezza, sia per ricchezze; costui, poiché non aveva potuto tollerare Cipselo, il tiranno dei Corinzi, si dice che fuggì con molto denaro, e che si trasferì a Tarquinia, una floridissima città dell'Etruria.

Quindi, venne accolto come cittadino dai Tarquiniensi, ed egli pose la propria dimora in quella città. Lì, dopo che ebbe procreato due figli da una matrona Tarquiniense, insegnò loro tutte le arti, secondo il sistema dei Greci.

Per via dell'educazione e della cultura, egli divenne intimo col re Anco, al punto di essere considerato partecipe dei tutte le decisioni e quasi un collega di regno. E così, dopo che Marcio fu morto, venne eletto re, con tutti i voti del popolo, L. Tarquinio: così, infatti, egli aveva modificato il proprio nome dal nome Greco, in maniera tale da sembrare che avesse imitato l'abitudine del popolo Romano in ogni aspetto.

Egli, prima di tutto, raddoppiò quell'antico numero dei senatori, e, con una guerra, assoggettò la grande popolazione degli Equi, feroce e incombente sulle proprietà del popolo Romano. Egli medesimo, dopo che ebbe respinto i Sabini dalle mura della città, per primo, si narra, organizzò i giochi Romani, e morì dopo aver regnato per trentotto anni.

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