Gesta eroiche e imprevista sconfitta di Marco Attilio Regolo

Attilio Regolo, mentre diffondeva ampiamente terrore con la sua fama, e mentre uccideva o imprigionava una gran quantità di giovani nemici e gli stessi comandanti, mentre mandava una flotta carica con un ingente bottino verso la città, già stringeva d'assedio la stessa Cartagine, origine della guerra, e incalzava alle sue stesse porte. A questo punto però si ribaltò la sorte, essendo più evidenti i segni della virtù romana, l'influenza della quale è generalmente confermata dalle calamità.

Infatti, dopo che Sparta aveva inviato loro come generale Santippo, veniamo sconfitti da un uomo più esperto di strategia militare, e per i Romani ci fu disfatta orribile ed estranea alla loro consuetudine. Regolo giunse nelle mani dei nemici vivo. Ma egli fu certamente all'altezza di una tale calamità; infatti non fu piegato dalla prigione Cartaginese e dalle torture, né, incaricato dai nemici di un'ambasceria per convincere il senato circa la pace, volle riferire degli ordini nemici, ma in realtà decise, alla presenza dei senatori, che non fosse stabilita la pace e che non venisse accettato lo scambio dei prigionieri.

Ma la (sua) dignità non fu danneggiata né da quel suo volontario ritorno ai nemici, né dal supplizio della croce, anzi (fu) ancora più ammirevole per queste cose.

Versione tratta da: Floro

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