I Romani sono messi in difficoltà da un improvviso attacco dei Germani

Hoc ipso tempore casu...

In questo stesso frangente, per caso, sopraggiungono i cavalieri Germani, e, senza sosta, con quella medesima carica con la quale erano arrivati, cercano di irrompere nell'accampamento dalla porta decumana, e non furono visti prima di essere vicini all'accampamento.

Presi alla sprovvista, i nostri vengono sconvolti dalla cosa inattesa, e la coorte nella stazione di guardia sostiene a stento il primo assalto. I nemici, dalle restanti parti, si riversano tutt'attorno, nel tentativo di trovare qualche via d'accesso. I nostri difendono con difficoltà le porte; gli altri accessi li difende il luogo di per sé e la fortificazione.

Si corre di qua e di là in tutto l'accampamento, e l'uno chiede all'altro la ragione del tumulto; e non badano a dove dirigano le insegne, né alla direzione in cui ciascuno accorra. Uno dichiara l'accampamento già conquistato, un altro asserisce che i barbari sono arrivati da vincitori, dopo aver sterminato l'esercito e il comandante. La maggior parte si raffigurano straordinarie maledizioni divine (provenienti) dal luogo.

Mentre tutti sono terrorizzati da una simile paura, si rafforza nei barbari la convinzione che, come avevano sentito dal prigioniero, non ci sia una guarnigione all'interno (dell'accampamento). Si sforzano di fare irruzione, e si fanno coraggio a non lasciarsi sfuggire dalle mani una simile occasione.

Versione tratta da: Cesare

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