In omnibus proeliis et expeditionibus ...

In tutte le battaglie e le spedizioni c'è tale condizione, e vale a dire, che ciò che giova a te, procuri danno all'avversario, e ciò che, al contrario, giova a quello, danneggi sempre te. Mai, dunque, dobbiamo fare oppure omettere (di fare)

qualcosa secondo la volontà dell'avversario, ma (dobbiamo) compiere unicamente quello che giudichiamo utile per noi. Chiunque, qualora imiti ciò che il nemico fa per sé, comincia a lavorare a proprio sfavore; e inoltre, qualsiasi cosa avrà fatto ciascuno in proprio favore, sarà a danno dell'avversario, qualora quello avrà voluto imitarlo.

È meglio sconfiggere il nemico con la fame, o con la sorpresa, o ancora con il terrore, che (sconfiggerlo) con lo scontro aperto, nel quale la sorte è solita avere un potere più grande del valore. E non esistono piani migliori di quelli che l'avversario abbia ignorato prima che tu li metta in pratica.

Dopo uno scontro, è meglio mantenere ciascun soldato nella sua postazione, piuttosto che spargere troppo largamente le truppe. Difficilmente viene sconfitto colui che riesce a fare corrette valutazioni riguardo alle proprie truppe e a quelle dell'avversario.

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