Neminem Thrasybulo Atheniensi praefero fide constantia magnitudine animi in patriam amore eum nemo anteiit ...

In fatto di lealtà, di tenacia, di magnanimità e di amore nei riguardi della patria, io non metto nessuno al di sopra dell'Ateniese Trasibulo.

Nessuno superò lui in valore. A costui, in virtù degli enormi meriti – infatti aveva ucciso i tiranni di Atene – venne assegnata dal popolo una corona fatta di due rametti d'ulivo. Questa (corona), poiché l'aveva determinata l'affetto dei cittadini e non la forza, non ebbe nessuna invidia, e per lui fu di grande gloria.

Dunque, disse bene il grande Pittaco, il quale è stato considerato nel gruppo dei sette saggi, mentre gli abitanti di Mitilene gli donavano molte migliaia di iugeri di terra: Vi prego, non datemi ciò che molti potrebbero invidiare, e che più ancora potrebbero inoltre bramare. Perciò, di codesti (iugeri), io non voglio più di cento iugeri, i quali mostrino sia il mio senso della misura, sia il vostro volere.

Infatti i doni piccoli hanno l'abitudine d'essere duraturi, i doni sontuosi hanno l'abitudine di essere effimeri. Dunque Trasibulo, dopo che fu stato omaggiato di quella corona, né chiese di più, né ritenne di essere stato superato da qualcuno in fatto d'onore.

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