Philippense quoque bellum duplici ...

Con una duplice battaglia portò a termine anche la guerra di Filippi. E non pose freno a ciò che seguì alla vittoria:

dicono che, ad uno che implorava supplichevolmente la sepoltura, egli rispose che ormai codesta sarebbe stata una facoltà degli uccelli; (dicono) che ordinò ad altri, un padre e un figlio, supplicanti per la vita, di tirare a sorte o giocare a morra, per concedere la grazia all'uno o all'altro, e che poi li osservò morire entrambi, poiché, una volta ucciso il padre, dato che si era offerto, il figlio a sua volta si diede la morte volontariamente.

Dopo molti anni, essendo stata riferita la disfatta di Vario, ordinò le sentinelle per la città, affinché non si verificasse qualche tumulto, e prorogò l'incarico alle guarnigioni delle province, affinché gli alleati fossero tenuti a freno da uomini esperti e abituati. Infine, lo raccontano a tal punto sconvolto che, dopo essersi lasciato crescere per molti mesi la barba e i capelli, batteva di tanto in tanto la testa contro la porta ripetendo: "O Quintilio Varo, restituisci le legioni!". In ambito di disciplina militare trasformò molte cose, ne istituì molte altre, e parecchie le riportò all'usanza antica.

Amministrò in maniera estremamente severa la disciplina. Nemmeno ai luogotenenti, se non malvolentieri, e soltanto nei mesi invernali, permise di incontrare la propria moglie. Razionò l'orzo alle coorti nel caso in cui qualcuna avesse indietreggiato.

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