Quid praeterea novi? Quid? Nam et charta adhuc superest et dies feriatus patitur plura contexi. Rem atrocem nec tantum ...

Cosa ho saputo in più? Cosa? Infatti da una parte (mi) avanza un foglio, e dall'altra il giorno festivo consente che siano raccontate più cose.

Larcio Macedone, un ex pretore, per il resto un padrone arrogante e crudele, il quale ricordava poco, o anzi troppo, che suo padre era stato schiavo, ha subito dai propri schiavi una cosa atroce e degna non solamente di una lettera. Veniva lavato nella villa di Formia. Improvvisamente gli schiavi lo accerchiano. Uno gli prende la gola, uno colpisce il volto, un altro ancora percuote il petto e la pancia; e quando l'hanno considerato morto, l'hanno gettato sopra il pavimento incandescente, per verificare se fosse in vita. Egli, un po' perché non sentiva, un po' perché fingeva di non sentire, immobile e steso a terra, rafforzò la convinzione della morte avvenuta.

A quel punto, finalmente, viene portato fuori, pressoché ucciso dal calore; lo raccolgono gli schiavi più fedeli, le concubine si precipitano con urla e schiamazzi. Così, un po' risvegliato dalle voci, un po' rinfrancato dalla frescura del luogo, sollevato lo sguardo e scosso il corpo, rivela di essere vivo. Gli schiavi fuggono, la maggior parte di costoro è stata catturata, i rimanenti sono ricercati.

Egli, tenuto in vita a stento per pochi giorni, è morto non senza il conforto della vendetta, vendicato quindi da vivo, nella stessa maniera in cui sono soliti (essere vendicati) coloro che sono stati assassinati.

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