Orgoglioso discorso di un ambasciatore scita (II)

Dona nobis data sunt, ne Scytharum gentem ignores, iugum boum et aratrum, sagitta, hasta, patera. His utimur ....impone felicitati tuae frenos: facilius illam reges.

(Ti) Sono stati dati da noi dei doni, affinché tu conosca [lett.non ignori] il popolo degli Sciti, il giogo dei buoi ed un aratro, una freccia, una lancia, una coppa.

Noi ci serviamo di questi sia con gli amici sia contro i nemici. Agli amici offriamo messi ottenute con il lavoro dei buoi; con gli stessi amici consacriamo agli dèi il vino nella coppa. Da lontano cerchiamo di colpire i nemici con la freccia, da vicino con la lancia: così abbiamo sconfitto il re della Siria e poi quello dei Persiani e dei Medi, e ci è stato aperto il percorso fino all'Egitto.

Ma tu, che ti vanti di venire a combattere dei briganti, sei il brigante di tutti i popoli presso i quali sei giunto. Hai preso la Lidia, hai occupato la Siria, tieni sotto di te la Persia e hai in tuo potere i Battriani, ti sei diretto alla volta dell'India; ora protendi le tue mani avide ed insaziabili anche verso il nostro bestiame. Che necessità hai di ricchezze, che ti costringono ad esserne avido? Tu, primo di tutti, hai acquistato fame dalla sazietà, al punto che, per averne di più, desideri più ardentemente quelle che non hai. Quindi tieni con le mani serrate la tua fortuna: è scivolosa, e non si può trattenere a forza.

Il tempo futuro mostra meglio del presente un consiglio utile; metti un freno al tuo successo: lo amministrerai più facilmente. (da Curzio Rufo)

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