La morte di Cesare

Caesari futura caedes evidentibus prodigiis denuntiata est:  ......animadvertit undique se strictis pugionibus peti, toga caput convolvit.

A Cesare la futura morte fu annunciata da prodigi palesi: l'aruspice Spurinna avvertì Cesare, mentre faceva un sacrificio, di guardarsi dal pericolo che non andava oltre le Idi di Marzo e la moglie Calpurnia sognò che la sommità della casa crollava e che il marito veniva trafitto nel suo grembo.

Dopo che ebbe indugiato a lungo a causa di queste cose ed allo stesso tempo del cattivo stato di salute, alla fine, poiché Bruto lo esortava, uscì verso la quinta ora, e frammischiò ad altri scritti, che teneva con la mano sinistra, uno scritto, denunziatore dell'insidia, consegnatogli da uno che gli era venuto incontro, come se volesse leggerlo più tardi.

Poi, immolate molte vittime, entrò nella curia. I congiurati lo circondavano mentre si sedeva, con il pretesto di un atto di riguardo: e subito Cimbro Tullio, che si era assunto il ruolo principale, gli andò più vicino come per chiedergli qualcosa; e a quello, che faceva segno di no e con un gesto rimandava la cosa ad un altro momento, afferrò la toga da entrambe le spalle.

Quindi uno dei due Casca lo ferisce un po' sotto la gola mentre grida: «Ma questa è violenza!». Cesare con lo stilo colpì il braccio di Casca, dopo averlo afferrato, e, avendo tentato di buttarsi davanti, fu fermato da un altro colpo; e quando capì di essere attaccato da ogni parte con i pugnali sguainati, si avvolse il capo con la toga.

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