Gli oziosi a zonzo per Roma

Bisogna darci un taglio al correre di qua e di là, come accade ad una gran parte di uomini che vagabondano per case, teatri e piazze: si offrono per le attività di altri, somiglianti a chi sta sempre facendo qualcosa.

Se chiederai a qualcuno di questi mentre esce da casa: "Dove vai? A cosa pensi?", ti risponderà: "Per Ercole non lo so! Ma questo non mi annoia: vedrò gli altri, qualcosa farò! Questa vita mi piace." Vagabondano senza scopo, cercando affari, e non fanno le cose che hanno stabilito, ma le cose nelle quali si sono imbattuti.

Proverai compassione di certi che corrono come verso un incendio: a tal punto essi si scontrano con i passanti, e fanno cadere se stessi e gli altri, proprio mentre sono corsi o per salutare qualcuno non intenzionato a ricambiare il saluto o a seguire il funerale di uno sconosciuto, o al processo di uno che è spesso in lite, o alle nozze di una donna che cambia spesso marito, e, dopo aver seguito la lettiga, in alcuni luoghi l'hanno addirittura portata.

Poi, tornando a casa con inconcludente fatica, spesso si vergognano di una simile vita, ma giurano di non sapere neanche loro per quale ragione siano usciti, dove siano stati, destinati a vagare nel giorno successivo per quegli stessi luoghi.

Versione tratta da: Seneca

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