Piratis omnia maria infestantibus, cum multae Romanorum naves iam captae et demersae essent, senatus, raptim ob periculi gravitatem convocatus, Gnaeo Pompeio, adhuc adulescenti, belli maritimi imperium commisit ...

Poiché i pirati infestavano tutti i mari, e poiché ormai molte navi dei Romani erano state catturate ed affondate, il senato, convocato di gran fretta a causa della serietà del pericolo, assegnò a Gneo Pompeo, ancor giovane, il comando supremo della guerra marittima.

Dal momento che alcuni tra gli aristocratici facevano opposizione all'eccessivo potere di Pompeo, e soprattutto Quinto Catulo, costui, un giorno, si alzò nella Curia e, dopo che era stato fatto silenzio, disse: Gneo Pompeo è certamente un uomo molto illustre, ma un potere così grande non si addice ad un unico uomo – ed aggiunse – Nel caso gli sarà capitato qualcosa, chi potrà succedere al posto di lui? L'intera assemblea esclamò: Tu, o Quinto Catulo!

Sconfitto da una prova tanto onorevole, Catulo andò via dall'assemblea. A quel punto Pompeo, dopo che, senza indugio, ebbe allestito una flotta, avanzò nel mare aperto, e, dopo che ebbe disposto una guarnigione di navi attraverso tutti gli angoli del mare, alla fine dell'estate liberò l'intero Mediterraneo da quella piaga;

sconfisse i briganti in molte battaglie, e mise nelle città e nei campi lontani dal mare quelli che accolse in resa. Pompeo, dopo che ebbe portato a compimento la guerra contro i pirati, ritornò a Roma, e rassegnò il comando al senato.

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