Hannibal infesto exercitu ingressus ...

Annibale, entrato con un esercito ostile nel territorio dei Saguntini, dopo aver saccheggiato ovunque i tutti campi, attacca la città lungo tre direttrici.

Un angolo del muro era rivolto verso una valle più pianeggiante e più estesa di quelle vicine; egli stabilì di portare contro di quello le vinee, attraverso le quali l'ariete potesse essere avvicinato alle mura. Ma così come la zona in lontananza del muro fu sufficientemente favorevole allo sposamento delle vinee, non altrettanto fortunatamente avvenne quando si arrivò all'ultimazione dell'operazione.

Una grande torre sovrastava (il muro), il muro, come in un punto pericoloso, era stato elevato ad un'altezza maggiore di tutto il resto, e, là dove si mostrava maggiore il pericolo e il timore, giovani scelti in numero maggiore stavano a difesa. E in un primo momento alcuni soldati respinsero il nemico con le armi da lancio, poi altri avanzarono fino ad erompere nelle postazioni (nemiche) e la trincea (ovvero "l'essersi impadroniti della trincea") dei nemici dava coraggio ai Saguntini.

E in questi scontri tumultuosi non cadevano certo più Saguntini che Cartaginesi. E non appena Annibale in persona, mentre si avvicinava in maniera piuttosto incauta al muro, cadde, gravemente colpito al femore da un giavellotto, tutt'intorno si verificò una tale trepidazione e un fuggi fuggi che la trincea e la vinea furono quasi abbandonate.

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