Tradimento degli Aduatuci

Gli Aduatuci inviarono a Cesare degli ambasciatori per trattare la pace. Egli rispose che più che per merito loro, per sua abitudine avrebbe risparmiato la città se, dopo aver consegnato le armi, si fossero arresi.

Gli ambasciatori, riferita la cosa ai loro, dissero che avrebbero eseguito le cose che fossero ordinate. Dopo aver gettato dal muro una grande quantità di armi nel fossato che stava davanti alla città, e tuttavia averne nascosto e mantenuto in città circa un terzo, come si scoprì in seguito, spalancate le porte, quel giorno si valsero della pace. Verso sera Cesare ordinò che le porte fossero chiuse e che i soldati uscissero dalla città, per evitare che durante la notte i cittadini ricevessero torti dai soldati.

Ma gli Aduatuci, una parte con queste armi che mantennero e nascosero, una parte con degli scudi fatti di corteccia o intrecciati di vimini, che in fretta, come richiedeva la scarsità di tempo, avevano ricoperto di pelli, fecero immediatamente una sortita dalla città con tutte le truppe. Fatta velocemente una segnalazione con i fuochi, come Cesare aveva ordinato, dai fortini più vicini accorsero lì i nostri e si combatté molto aspramente.

Uccisi quattromila uomini, i rimanenti furono ricacciati all'interno della città. Il giorno successivo a quel giorno, forzate le porte e fatti entrare i nostri soldati, Cesare vendette all'asta l'intera popolazione di quella città.

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