Olim rusticus mus paupere cavo urbanum murem suum veterem amicum accipiebat. Ille cicerem ...

Un giorno, un topo di campagna accoglieva nella povera tana un topo di città, suo vecchio amico.

Quello offriva all'amico un cece, una lunga spiga, un acino secco e dei pezzi di lardo. Alla fine il topo di città (diceva) all'amico: O amico, io ho una vita felice: infatti io non abito né nei boschi, né in campagna, non mangio cibo modesto, ma vivo in maniera lussuosa. Vieni con me, ti mostrerò la mia bella dimora.

Il topo di campagna accettava l'accordo, faceva la strada insieme al proprio amico, e giungeva in città. Ormai la notte occupava la parte centrale del cielo, quando i due topi mettono le orme in un sontuoso palazzo, dove era stata preparata una cena opulenta. Il topo di campagna mangia felice ogni cosa. Ma, all'improvviso, i topi venivano spaventati da uno schiamazzo.

Dei grossi cani latravano, e i topi correvano per tutta la stanza. A questo punto il campagnolo (dice): A me è gradito vivere in campagna. Il bosco e la tana mi proteggono dagli agguati. Ho poco cibo, ma sicuro.

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