Postquam bella civilia toto orbe composuerat, domum petivit ubi triumphum ...

Dopo aver sedato le guerre civili nel mondo intero, si diresse in patria, dove celebrò il trionfo di gran lunga più magnifico di tutti, e raggiunse il massimo prestigio.

Abbellì Roma con bellissimi monumenti e governò lo Stato con altissima saggezza. Più generoso che avveduto, accordò il perdono anche a parecchi rivali. Dopo breve tempo, però, cominciò a comportarsi piuttosto arrogantemente e contro la tradizione della libertà Romana: difatti conferiva cariche a sua discrezione e non adoperava rispetto nei confronti del senato.

A quel punto, molti senatori e cavalieri romani ordirono una congiura contro Cesare; alle Idi di Marzo la moglie aveva avvertito invano il marito di rimanere in casa, Cesare, però, non tenne in conto le parole della consorte e si affrettò verso la Curia, dove Bruto e Cassio, con pochi alleati, assassinarono il dittatore con dei pugnali, davanti alla statua di Pompeo.

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