Pyrrhus, Epiri rex, postquam in Italiam copias traduxerat, apud Heracleam et Asculum ...

Pirro, il re dell'Epiro, dopo che aveva trasportato le truppe in Italia, sconfisse i Romani presso Eraclea ed Ascoli, tuttavia, nelle battaglie, perse innumerevoli soldati.

I Romani, al contrario, poiché desideravano la libertà e rifiutavano la servitù, non cedettero alla disperazione, ma prepararono nuove truppe ed erano pronti ad opporre resistenza. Allora il re, tramite il portavoce Cinea, un uomo di spedita eloquenza e di grande furbizia, propose ai senatori Romani la pace a condizioni eque e morbide.

Ormai i senatori propendevano verso la pace, ed erano pronti ad accogliere le condizioni di Pirro, quando nella curia arrivò il censore Appio Claudio, vecchio e cieco. Il censore era trasportato in lettiga dagli schiavi. Egli, con la propria autorità e con un severo discorso, sconsigliò la pace. E così i senatori furono convinti dalle parole di Appio, respinsero le condizioni del re, e stabilirono di ricominciare la guerra. Allora Pirro trasferì le proprie truppe in Sicilia, portò aiuto alle città Greche contro i Cartaginesi, là, in parecchie battaglie, mise in fuga i nemici, e ritornò nuovamente in Italia con un grande bottino.

I Romani mandarono contro il re il console Curio Dentato con le nuove truppe; quello, presso la città di Malevento, sbaragliò le truppe dei nemici e cacciò Pirro via dall'Italia.

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