Cesare ed Ariovisto (Versione latino Nove)

Planities erat magna et in ea tumulus ...at ne quos amplius Rhenum transire pateretur.

C'era una grande pianura e in essa un rialzo di terra abbastanza grande. Questo luogo aveva una distanza quasi equa dagli accampamenti di entrambi.

In questo luogo, com'è stato detto, giunsero a colloquio. Ariovisto chiese che si colloquiasse dai cavalli (stando a cavallo) e che fossero condotti oltre a loro al colloquio dieci uomini per volta. Non appena si giunse in quel luogo, Cesare commemorò all'inizio dell'orazione i suoi benefici e quelli del senato verso di lui, il fatto che fosse stato nominato re dal senato, che era un amico, che erano stati inviati doni in larga misura: indicava anche che questa cosa era toccata a pochi e che erano abituati a attribuirli per i grandi doveri degli uomini: che quello non avendo adito né una motivazione giusta di pretendere, aveva ottenuto questi premi grazie al beneficio e alla liberalità sua e del senato.

Indicava anche quanto antiche e quante giuste motivazioni di parentela esistevano tra questi stessi e gli Edui, quali consulti del senato, quante volte e quanto onorevoli furono fatti per loro, in modo tale che gli Edui tenessero il principato dell'intera Gallia sempre, anche prima, che cercarono di ottenere la nostra amicizia. Indicava che questa era una consuetudine del popolo romano, il desiderare che gli alleati e gli amici non solo non perdessero nulla di proprio, ma che fossero più accresciuti in grazia in dignità in onore: chi avrebbe potuto sopportare che a questi fosse sottratto ciò, che in verità avevano attribuito all'amicizia del popolo romano?

Chiese poi quelle stesse cose, che aveva demandato come incarichi ai legati: di non dichiarare guerra agli Edui o ai loro alleati, di consegnare gli ostaggi, se non potesse rimandare alcuna parte dei Germani in patria, ma che non fosse consentito che questi (rif. ai Germani) passassero oltre il Reno.
(By Maria Di Lorenzo)

Versione tratta da Cesare

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