Calpurniae uxori meae summum est acumen, summa frugalitas; amat me ...

Mia moglie Calpurnia ha un notevolissimo acume, e una notevolissima sobrietà; mi ama, fatto che è segno di onestà.

Si somma a queste cose la passione della letteratura, che non mi sfugge essere scaturita dall'affetto per me. Possiede, legge spesso e impara persino a memoria i miei libretti. Da quale agitazione ella è scossa, quando sembra che io affronterò una causa, da che grande gioia, dopo che ho parlato! Sistema alcune persone affinché le raccontino quale consenso, quali clamori io abbia provocato, quale successo del processo io abbia riportato.

Ella medesima, se alle volte parlo in pubblico, siede in un luogo prossimo, nascosta da un velo, e non si stanca di udire le mie lodi. Intona, inoltre, i miei versi, e li accompagna anche con la cetra, senza alcun maestro che le insegni, ma grazie all'amore, che è un eccellente maestro. Da questi argomenti sono indotto alla speranza certissima che noi avremo un'intesa futura eterna, e maggiore di giorno in giorno. Mi piace di rammentare ciò: Calpurnia non apprezza la mia (giovane) età o il corpo, che pian piano decadono ed invecchiano, ma la gloria.

A nessuno, poi, sfugge che ella è stata educata dalle tue mani, istruita dai tuoi precetti. Si aggiunge che ella non ha conosciuto nulla, nella vita in comune con te, se non il puro e l'onesto, e che costei, infine, si è abituata ad amarmi a seguito dei tuoi elogi (nei miei confronti).

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