Leggende romane su Scipione (II)

Id etiam dicere haud piget, quod multi scriptores...

Non rincresce dire anche ciò che molti scrittori, che ho nominato sopra, abbiano affidato alle lettere cioè che proprio questo Scipione l'Africano aveva l'abitudine alla fine della notte, prima che facesse giorno, di andare in Campidoglio e ordinare che venisse aperta la cappella di Giove e lì dimorava a lungo da solo, per così dire riflettendo in merito allo stato con Giove. Si narra che spesso i custodi di quel tempio erano molto meravigliati, del fatto che nel Campidoglio entrando dei cani, incrudelendosi sempre verso gli altri, non  abbaiassero contro di lei e non gli andassero incontro.

Siano queste opinioni/dicerie del volgo in merito a Scipione: ma bisognerebbe ammirare molto parecchi altri detti e fatti di costui. Assediava e attaccava la città in Spagna forte e protetta dai difensori, dalla posizione, dalle mura. In un determinato giorno Scipione sedendo presso l'accampamento esponeva il diritto e veniva osservato da lontano da quella posizione quella città. Allora qualcuno secondo il costume interrogò i soldati, che stavano in diritto presso di lui in che giorno e in che luogo avesse ordinato di dover comparire in giudizio:

e Scipione protendendo la mano verso la stessa rocca della città, che era stata assediata disse: "Dopodomani dovrebbero fermarsi in quel luogo". E così avvenne: al terzo giorno, in cui aveva ordinato di passare a guado, fu conquistata la città, e nello stesso giorno proclamò il diritto nella rocca di tale città.
(By Maria D. )

Versione tratta da Gellio

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