Marcello sconfigge i Cartaginesi presso Nola
Hannibal, depopulatus agrum Neapolitanum, ad Nolam castra movet...
Annibale, dopo aver saccheggiato l'area napoletana, trasferisce l'accampamento a Nola. Quando il console Marcello si accorse che costui si avvicinava, una volta fatto venire il propretore Pomponio con quell'esercito che si trovava nell'accampamento sopra Suessola, si preparò (presente storico) a dirigersi incontro al nemico.
Fece uscire (presente storico), nel silenzio della notte, C. Claudio Nerone con un manipolo di cavalieri attraverso la porta opposta rispetto al nemico, e ordinò (presente storico) che, una volta fatto il giro, essi seguissero passo passo la schiera dei nemici di nascosto e che si avventassero da dietroquando vedevano che lo scontro era sorto.
Non è certo se Nerone non riuscì a compiere ciò per sbaglio di strade o per scarsità di tempo. Mentre egli era assente, dopo che la battaglia fu stata ingaggiata, i Romani erano senza dubbio superiori, ma, poiché i cavalieri non furono presenti in tempo, il piano prestabilito andò a monte. Non osando inseguire quelli che si ritiravano, Marcello diede ai suoi, anche se vincenti, il segno di ritirata. Tuttavia si tramanda che in quel giorno vennero uccisi oltre duemila nemici e meno di quattrocento Romani. Quasi al tramontare del sole, Nerone, dopo che i cavalli e gli uomini erano stati affaticati inutilmente per un giorno e una notte, ritornando senza avernemmeno scorto il nemico, fu aspramente rimproverato dal console.
Tuttavia il giorno seguente i Romani, confidando nelle proprie forze, scesero nuovamente sul campo di battaglia. I Cartaginesi invece, sconfitti per implicita ammissione, si mantennero nell'accampamento e dopo due giorni partirono per Taranto.
Versione tratta da: Livio