Nella pancia della balena - versione greco Luciano

Nella pancia della balena
Versione greco Luciano e traduzione

οὔπω δὲ πέντε ὅλους διελθὼν σταδίους εὗρον ἱερὸν Ποσειδῶνος, ὡς ἐδήλου ἡ ἐπιγραφή, καὶ μετ' οὐ πολὺ καὶ τάφους πολλοὺς καὶ στήλας ἐπ' αὐτῶν...

Io presi sette compagni e andai nella selva per scoprire il paese. Non ero andato cinque stadi, e trovo un tempio sacro a Nettuno, come diceva la scritta, e poco più in là molti sepolcri con colonne sopra, e una fonte d'acqua chiara, udimmo ancora il latrato d'un cane, e vedemmo fumo lontano, e pensammo ci fosse anche qualche villa. Affrettato il passo giungemmo a un vecchio e un giovinetto, che con molta cura lavoravano un orticello, e l'annaffiavano con l'acqua condotta dalla fonte. Compiaciuti insieme e spauriti, ci fermammo; e loro, come si può credere, commossi del pari, rimasero senza parlare. Dopo alcun tempo il vecchio disse: Chi siete voi, o forestieri? forse geni marini o uomini sfortunati come noi? ché noi siamo uomini, nati e vissuti su la terra, e ora siamo marini, e andiamo nuotando con questa belva che ci chiude, e non sappiamo che cosa siamo diventati, ché ci par d'essere morti, e pur sappiamo di vivere. A queste parole io risposi: Anche noi, o padre, siamo uomini, e siamo arrivati poco fa, inghiottiti l'altro ieri, con tutta la nave. Ci siamo inoltrati volendo conoscere com'è fatta la selva, che pareva grande e selvaggia. Qualche genio certamente ci guidò per farci vedere te, e sapere che non siamo chiusi noi soli in questa belva. Ma narraci i casi tuoi: chi sei tu, e come qui entrasti. E quegli disse di non voler narrare né domandare alcuna cosa prima di offrirci i doni ospitali che egli poteva: ci prese e ci menò a casa sua, che egli stesso si era costruita, bastante per lui, con letti e altre comodità; ci mise innanzi alcuni ortaggi, e frutti e pesci, e versò anche del vino. Quando fummo sazi, ci domandò di nostra ventura, e io gli narrai distesamente ogni cosa della tempesta, dell'isola, del viaggio per l'aria, della guerra, fino alla discesa nella balena.

Egli ne fece le meraviglie grandi, e poi a sua volta ci narrò i casi suoi, dicendo: Io, o miei ospiti, sono di Cipro. Uscito per commerciare dalla mia patria, con questo mio figliuolo che vedete, e con molti altri servi navigavo per l'Italia, portando un carico di mercanzie sopra una gran nave, che forse alla bocca della balena voi vedeste sfasciata. Fino alla Sicilia navigammo prosperamente, ma di là un vento gagliardissimo dopo tre giorni ci trasportò nell'Oceano, dove abbattutici nella balena, fummo uomini e nave inghiottiti; e morti tutti gli altri, noi due soli scampammo. Sepolti i compagni, e rizzato un tempio a Nettuno, viviamo questa vita coltivando quest'orto, e cibandoci di pesci e di frutti. La selva, come vedete, è grande, e ha molte viti, dalle quali facciamo vino dolcissimo; ha una fonte, forse voi la vedeste, di chiarissima e freschissima acqua. Di foglie, ci facciamo i letti, bruciamo fuoco abbondante, prendiamo con le reti gli uccelli che volano, e peschiamo vivi i pesci che entrano ed escono per le branchie della balena; qui ci laviamo ancora, quando ci piace, che c'è un lago non molto salato, di un venti stadi di circuito, pieno d'ogni sorta di pesci, dove nuotiamo e andiamo in una barchetta che io stesso ho costruito. Son ventisette anni da che siamo stati inghiottiti, e forse potremmo sopportare ogni altra cosa, ma troppo grave molestia abbiamo dai nostri vicini, che sono intrattabili e selvatici.

E che? diss'io, sono altri nella balena? -Molti, rispose, e inospitali, e di stranissimo aspetto. Nella parte occidentale della selva, cioè verso la coda, abitano gl'Insalumati, genti con occhi d'anguille e facce di granchi, pugnaci, audaci, crudeli. Al lato destro sono i Tritonobecchi, simili agli uomini all'insù e all'ingiù ai pesci spada: questi sono meno tristi degli altri. Al lato sinistro i Granchimani e i Capitonni, che hanno fatto lega e comunella fra loro; nel mezzo abitano gli Sgranchiati e i Piedisogliole, gente guerriera e velocissima; la parte orientale verso la bocca è tutta deserta, perché battuta dal mare. Io poi tengo questo luogo pagando ogni anno ai Piedisogliole un tributo di cinquanta ostriche. Così fatto è il paese, e noi dobbiamo vedere come poter combattere con tante genti, e come viverci. - Quanti sono tutti questi? diss'io. - Più di mille, rispose. - E che armi hanno ? -Non altro che spine di pesci. - Bene, io dissi, li combatteremo: essi sono inermi, noi armati, quando li avremo vinti non ci staremo più con paura.

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