CICERONE - De Amicitia (Sull'amicizia) 61-62 testo latino e traduzione

DE AMICITIA (Sull'amicizia) - Cicerone Opera integrale con traduzione italiana

[61] His igitur finibus utendum arbitror, ut, cum emendati mores amicorum sint, tum sit inter eos omnium rerum, consiliorum, voluntatum sine ulla exceptione communitas, ut, etiamsi qua fortuna acciderit ut minus iustae amicorum voluntates adiuvandae sint, in quibus eorum aut caput agatur aut fama, declinandum de via sit, modo ne summa turpitudo sequatur;

est enim quatenus amicitiae dari venia possit. Nec vero neglegenda est fama nec mediocre telum ad res gerendas existimare oportet benevolentiam civium;

quam blanditiis et assentando colligere turpe est; virtus, quam sequitur caritas, minime repudianda est. [62] Sed (saepe enim redeo ad Scipionem, cuius omnis sermo erat de amicitia) querebatur, quod omnibus in rebus homines diligentiores essent; capras et oves quot quisque haberet, dicere posse, amicos quot haberet, non posse dicere et in illis quidem parandis adhibere curam, in amicis eligendis neglegentis esse nec habere quasi signa quaedam et notas, quibus eos qui ad amicitias essent idonei, iudicarent.

Sunt igitur firmi et stabiles et constantes eligendi; cuius generis est magna penuria. Et iudicare difficile est sane nisi expertum; experiendum autem est in ipsa amicitia. Ita praecurrit amicitia iudicium tollitque experiendi potestatem.

XVII 61 Ecco, dunque, a mio giudizio, i limiti dell'amicizia: quando gli amici hanno un comportamento irreprensibile, allora mettiamo in comune ogni azione, pensiero, proposito senza eccezione alcuna.

Se poi il caso vuole che dobbiamo assecondare gli amici in propositi non del tutto giusti, in cui siano in gioco la loro vita e la loro reputazione, allora si deve fare uno strappo alla regola, purché non ne consegua un gravissimo disonore. Sino a un certo limite, infatti, possiamo usare indulgenza all'amicizia, senza però trascurare la nostra reputazione o sottovalutare il favore dell'opinione pubblica come se fosse una piccola arma nella vita politica, benché accattivarselo con la lusinga e la piaggeria sia una vergogna;

quanto alla virtù, da cui sorge l'affetto, non dobbiamo mai rinnegarla. 62 Ma Scipione - ritorno spesso a lui perché suo era l'intero discorso sull'amicizia - si lamentava che gli uomini in tutto usino più attenzione che nell'amicizia. Tutti sanno dirti quante capre o pecore possiedono, ma quanti amici no.

Nel procurarsi un gregge usano ogni riguardo, ma nello scegliere gli amici sono distratti né hanno, per così dire, segni particolari e marchi che li aiutino a giudicare coloro che sono idonei all'amicizia. Dobbiamo scegliere amici dotati di fermezza, stabilità e coerenza - e di tali caratteristiche vi è grande penuria! E giudicare una persona senza metterla alla prova è davvero difficile, ma la prova è fattibile solo se si è instaurato il legame. Così, l'amicizia precorre il giudizio e finisce con eliminare la possibilità di fare una verifica.

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