CICERONE - De Amicitia (Sull'amicizia) 85-86 testo latino e traduzione

DE AMICITIA 85 DE AMICITIA 86(Sull'amicizia) - Cicerone
Opera integrale con traduzione italiana

[85] Quocirca (dicendum est enim saepius), cum iudicaris, diligere oportet, non, cum dilexeris, iudicare.

Sed cum multis in rebus neglegentia plectimur, tum maxime in amicis et diligendis et colendis;

praeposteris enim utimur consiliis et acta agimus, quod vetamur vetere proverbio.

Nam implicati ultro et citro vel usu diuturno vel etiam officiis repente in medio cursu amicitias exorta aliqua offensione disrumpimus.

85 Ecco perché, e non bisogna stancarsi di ripeterlo, prima devi giudicare, poi voler bene, e non il contrario.

Scontiamo la nostra negligenza in molte circostanze, ma soprattutto quando scegliamo e coltiviamo le amicizie.

Questo perché prendiamo le decisioni quando ormai è troppo tardi e, benché ce lo vieti un antico proverbio, tentiamo di cambiar l'ineluttabile.

Ci facciamo strettamente vincolare agli altri o da una lunga relazione o anche dagli obblighi; poi, all'improvviso, sorge un ostacolo e sfasciamo l'amicizia, nel bel mezzo della navigazione.

[86] Quo etiam magis vituperanda est rei maxime necessariae tanta incuria. Una est enim amicitia in rebus humanis, de cuius utilitate omnes uno ore consentiunt. Quamquam a multis virtus ipsa contemnitur et venditatio quaedam atque ostentatio esse dicitur; multi divitias despiciunt, quos parvo contentos tenuis victus cultusque delectat; honores vero, quorum cupiditate quidam inflammantur, quam multi ita contemnunt, ut nihil inanius, nihil esse levius existiment! itemque cetera, quae quibusdam admirabilia videntur, permulti sunt qui pro nihilo putent; de amicitia omnes ad unum idem sentiunt, et ii qui ad rem publicam se contulerunt, et ii qui rerum cognitione doctrinaque delectantur, et ii qui suum negotium gerunt otiosi, postremo ii qui se totos tradiderunt voluptatibus, sine amicitia vitam esse nullam, si modo velint aliqua ex parte liberaliter vivere.

XXIII 86 A maggior ragione, quindi, dobbiamo condannare tale indifferenza nei confronti di una cosa estremamente necessaria. Di tutti i beni della vita umana l'amicizia è l'unico sulla cui utilità gli uomini siano unanimemente d'accordo. È vero che molti disprezzano la virtù e la considerano uno sfoggio, un'ostentazione; molti, che si accontentano di poco e amano un tenore di vita semplice, spregiano invece le ricchezze; e le cariche politiche, il desiderio delle quali infiamma alcuni, quanto sono numerosi quelli che le disprezzano, al punto da considerarle il culmine della vanità e della frivolezza! Allo stesso modo, quel che per gli uni è meraviglioso, per moltissimi non vale niente. Ma sull'amicizia tutti, dal primo all'ultimo, sono d'accordo, da chi fa della politica una ragione di vita a chi si diletta di scienza e filosofia, da chi, al di fuori della vita pubblica, si occupa dei propri affari a chi, infine, si dà anima e corpo ai piaceri. Tutti sanno che la vita non è vita senza amicizia, se almeno in parte si vuole vivere da uomini liberi.

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