La natura divina della poesia - versione greco Platone
LA NATURA DIVINA DELLA POESIA
VERSIONE DI GRECO di Platone
λέγουσι γὰρ δήπουθεν πρὸς ἡμᾶς οἱ ποιηταὶ ὅτι ἀπὸ κρηνῶν μελιρρύτων ἐκ Μουσῶν κήπων τινῶν καὶ ναπῶν δρεπόμενοι τὰ μέλη ἡμῖν φέρουσιν ὥσπερ αἱ μέλιτται, καὶ αὐτοὶ οὕτω πετόμενοι· καὶ ἀληθῆ λέγουσι....
Infatti i poeti certo ci raccontano che i canti (τὰ μέλη, μέλος -εος, τό) che sono raccolti (δρεπόμενοι part pres mp δρέπω nom pl) da sorgenti che fanno scorrere miele, da molti giardini delle Muse e da valli boscose, li portano a noi, come le api, anche loro così volando (πετόμενοι part pres πέτομαι): e dicono la verità.
Infatti il poeta è una cosa (χρῆμα -ατος, τό) leggera, alata e sacra e non abile a comporre/scrivere prima di essere (γένηται cong aor 3a sing γίγνομαι) invasato e fuori di sé e [prima che] la mente non sprofondi (ἐνῇ, ἐνίημι congiunt aor 3a sing)
in lui; ma finché ha questa cosa, un essere umano è capace di comporre/scrivere (ποιεῖν infinito ποιέω) ogni cosa e di vaticinare (χρησμῳδεῖν, χρησμῳδέω).... (CONTINUA)
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