Socrate non teme la morte per opporsi alle ingiustizie - Platone Apologia di Socrate XX 32 A B C D E
Μεγάλα δ' ἔγωγε ὑμῖν τεκμήρια παρέξομαι τούτων, οὐ λόγους ἀλλ' ὃ ὑμεῖς τιμᾶτε, ἔργα....
Io vi porterò importanti prove di ciò, non parole, ma ciò che soprattutto considerate, i fatti.
Ascolterete da me i fatti accaduti, affinché sappiate che io non avrei cedute nemmeno ad uno solo contro la giustizia, temendo la morte, ma che, senza cedere, sarei morto.
Io, o cittadini ateniesi, non ho mai rivestito nessun’altra magistratura nella città, ma fui consigliere e la nostra tribù Antichide si trovò ad avere la pritania quando voi volevate giudicare in massa i dieci strateghi che non avevano raccolto i morti dopo la battaglia navale, illegalmente, come tutti voi riconosceste successivamente. Allora io solo tra i pritani mi opposi (per impedirvi) di agire contro le leggi e votai contro, e dichiarandosi pronti gli oratori a incriminarmi e a farmi arrestare, e mentre voi li incitavate e gridavate, credetti di dover correre rischio con la legge e con la giustizia piuttosto che mettermi dalla parte vostra mentre non decidevate giustamente, temendo il carcere o la morte. E tutto questo avvenne quando ancora vigeva in città il regime democratico: poiché venne l’oligarchia, i Trenta, mandatomi a chiamare con altri quattro alla Tolos, mi comandarono di portare da Salamina Leonte di Salamina, perché morisse: un ordine simile a quelli che essi davano a molti altri, volendo caricare di colpe più gente possibile.
Allora io non a parole, ma con fatti, mostrai che a me della morte importa, se non fosse poco fine il dirlo, proprio niente, e invece del non far niente di ingiusto né di empio, di questo assolutamente mi importa. Infatti quel regime non mi turbò, pur essendo così forte, così da farmi commettere un’ingiustizia; ma poiché uscimmo dalla Tolos, i quattro andarono a Salamina e ne portarono via Leonte, io invece me ne tornai a casa. E forse sarei morto per queste cose, se quel governo non fosse stato rovesciato presto. E molti saranno a voi testimoni di queste cose. Io vi porterò importanti prove di ciò, non parole, ma ciò che soprattutto considerate, i fatti. Ascolterete da me i fatti accaduti, affinché sappiate che io non avrei cedute nemmeno ad uno solo contro la giustizia, temendo la morte, ma che, senza cedere, sarei morto. Io, o cittadini ateniesi, non ho mai rivestito nessun’altra magistratura nella città, ma fui consigliere e la nostra tribù Antichide si trovò ad avere la pritania quando voi volevate giudicare in massa i dieci strateghi che non avevano raccolto i morti dopo la battaglia navale, illegalmente, come tutti voi riconosceste successivamente. Allora io solo tra i pritani mi opposi (per impedirvi) di agire contro le leggi e votai contro, e dichiarandosi pronti gli oratori a incriminarmi e a farmi arrestare, e mentre voi li incitavate e gridavate, credetti di dover correre rischio con la legge e con la giustizia piuttosto che mettermi dalla parte vostra mentre non decidevategiustamente, temendo il carcere o la morte.
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