Un soldato petulante - versione greco

Un soldato petulante versione greco Senofonte

Ξενοφῶν δὲ παρελαύνων ἐπὶ τοῦ ἵππου παρεκελεύετο· Ἄνδρες, νῦν ἐπὶ τὴν Ἑλλάδα νομίζετε ἁμιλλᾶσθαι, νῦν πρὸς τοὺς παῖδας καὶ τὰς γυναῖκας, νῦν ὀλίγον πονήσαντες ἀμαχεὶ τὴν λοιπὴν πορευσόμεθα....

Senofonte andava su e giù a cavallo, incitando i suoi: "Uomini, dovete rendervi conto che ora gareggiate per la. Grecia, per i figli e le mogli: ancora un pò di sofferenza e in futuro marceremo senza dover più combattere". Ma Soterida di Sicione ribatté: "Non siamo mica alla pari, Senofonte.

Tu ti sposti a cavallo, io sono a pezzi, a furia di trascinare lo scudo". A tali parole Senofonte balzò giù, lo trasse fuori dalle file, gli strappò lo scudo di mano e prese a marciare più velocemente che poteva, ma aveva ancora addosso la corazza da cavaliere.

A chi era in testa ordinava di proseguire la marcia, a chi era in coda di superarlo, visto che si trascinava a stento. Allora gli altri soldati coprono Soterida di percosse, pietre, insulti, finché non lo costringono a riprendere lo scudo e la marcia.

Senofonte risalì e avanzò a cavallo finché la strada lo consentì; quando il terreno divenne troppo accidentato, smontò e procedette velocemente a piedi. Arrivarono in vetta prima dei nemici.

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