Le contraddizioni dei Germani

Si civitas in qua orti sunt longa pace et otio torpeat, plerique nobilium adulescentium petunt ultro eas nationes, quae tum bellum aliquod...

Nel caso che la tribù in cui sono nati rimanga paralizzata per l’ozio e una lunga pace, la maggior parte dei giovani nobili raggiunge volontariamente le tribù che in quel momento conducono qualche guerra, sia perché l'inattività è sgradita a quel popolo e più facilmente si segnalano in mezzo ai pericoli, sia perché non si mantiene un grande seguito se non con la forza e la guerra. Dalla generosità del loro capo pretendono quel cavallo adatto alla guerra o quella cruenta lancia vittoriosa; infatti banchetti e allestimenti, anche se non raffinati ma copiosi, equivalgono ad una paga. L’occasione per la generosità passa attraverso le guerre e i saccheggi.

Non si potrebbe convincerli con tanta facilità ad arare la terra e ad aspettare il raccolto dell'anno quanto a provocare il nemico e a procurarsi ferite; e anzi sembra cosa improduttiva e da vile acquisire col sudore ciò che possano procurarsi col sangue. Tutte le volte che non intraprendono guerre, trascorrono il tempo non molto nella caccia, di più nell’ozio, dediti al sonno e al cibo:

tutti i più coraggiosi e bellicosi se ne stanno senza far niente, dopo aver demandato alle donne, agli anziani e ai più deboli della famiglia la cura della casa e la cura dei penati e dei campi; sono deboli, per uno strano contrasto della natura, mentre sono gli stessi che amano così l’indolenza e odiano la pace.

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