Roma ricostruita dopo l'incendio (Versione latino Tacito)

Roma ricostruita dopo l'incendio
Autore: Livio

Ceterum urbis quae domui supererant non, ut post Gallica incendia, nulla distinctione nec passim erecta, sed dimensis vicorum ordinibus et latis viarum spatiis cohibitaque aedificiorum altitudine ac patefactis areis additisque porticibus, quae frontem insularum protegerent.

eas proticus Nero sua pecunia exstructurum purgatasque areas dominis traditurum pollicitus est. addidit praemia pro cuiusque ordine et rei familiaris copiis, finivitque tempus, intra quod effectis domibus aut insulis apiscerentur.

ruderi accipiendo Ostienses paludes destinabat, utique naves, quae frumentum Tiberi subvecta[v]issent, onustae rudere decurrerent, aedificiaque ipsa certa sui parte sine trabibus saxo Gabino Albanove solidarentur, quod is lapis ignibus impervius est; iam aqua privatorum licentia intercepta quo largior et pluribus locis in publicum flueret, custodes; et subsidia reprimendis ignibus in propatulo quisque haberet; nec communione parietum, sed propriis quaeque muris ambirentur. ea ex utilitate accepta decorem quoque novae urbi attulere.


Sulle aree della città che, dopo la costruzione della reggia, restavano libere, non si costruì, come dopo l'incendio dei Galli, senza un piano e nel disordine, bensì calcolando l'allineamento delle vie e la carreggiata ampia delle strade, ponendo limiti di altezza agli edifici, con vasti cortili e con l'aggiunta di portici, per proteggere le facciate degli isolati. Nerone promise di costruire i portici a sue spese e di restituire ai loro proprietari le aree fabbricabili sgombre dalle macerie. Assegnò dei premi, secondo il ceto e le disponibilità economiche di ciascuno, e fissò un limite di tempo entro cui potessero disporne, a costruzione ultimata di case o isolati. Destinò allo scarico delle macerie le paludi di Ostia e dispose che le navi, che risalivano il Tevere portando frumento, lo discendessero cariche di macerie, e volle che per gli edifici, in certe parti della loro struttura, non si ricorresse all'impiego di travi, ma alle pietre di Gabi o di Albano, perché refrattarie al fuoco;

poi, allo scopo che l'acqua, prima deviata abusivamente da privati, scorresse più abbondante e in più luoghi, ad uso pubblico, vi pose dei custodi, stabilendo che ciascun proprietario tenesse in luogo accessibile il necessario per spegnere gli incendi e che ciascun edificio avesse, su tutti i lati, muri propri, senza pareti in comune. Provvedimenti questi che, accolti con favore per la loro utilità, conferiscono anche decoro alla nuova città.

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