Imboscata dei Nervi contro i Romani (Versione di latino Cesare)

Imboscata dei Nervi contro i Romani
Autore: Cesare dal libro Nova Lexis
Parte I

Caesari omnia uno tempore erant agenda: eexillum proponendum, quod erat insigne, cum ad arma concurri oporteret, signum tuba dandum, ab opere revocandi milites, qui paulo longius aggeris petendi causa processerant, arcessendi, acies instruenda, milites cohortandi, signum dandum.

Quarum rerum magnam partem temporis brevitas et incursus hostium impediebat. His difficultatibus duae res erant subsidio, scientia atque usus militum, quod superioribus proeliis exercitati, quid fieri oporteret, non minus commode ipsi sibi praescribere
quam ab aliis doceri poterant, et quod ab opere singulisque legionibus singulos legatos Caesar discedere nisi munitis castris vetuerat. Hi propter propinquitatem et celeritatem hostium nihil iam Caesaris imperium exspectabant, sed per se quae videbantur administrabant.


Cesare doveva fare tutto nello stesso istante: (c'era da) alzare il vessillo, che era il segnale, quando bisognasse correre alle armi, dare il segno con la tromba, richiamare dalla fortificazione i soldati, che erano avanzati più lontano per cercare materiale, spronarli, schierare l'esercito, esortare i soldati, dare il segnale. Ma la brevità del tempo e l'assalto dei nemici impediva la maggior parte di quelle cose. A queste difficoltà due erano le cose d'aiuto, l'esperienza e l'abilità dei soldati, che esercitati dai precedenti scontri:

cosa occorresse fare, non meno chiaramente essi stessi potevano ordinarselo che farselo insegnare da altri ed il fatto che Cesare aveva vietato che i singoli legati si allontanassero dalla fortificazione e dalle singole legioni, se non fortificati gli accampamenti. Questi per la vicinanza e la velocità dei nemici ormai non attendevano per nulla l'ordine di Cesare, ma da sé organizzavano quello che sembrava opportuno.

Parte II

Caesar, necessariis rebus imperatis, ad cohortandos milites, quam [in] partem fors obtulit, decucurrit et ad legionem decimam devenit.

Milites non longiore oratione cohortatus quam uti suae pristinae virtutis memoriam retinerent neu perturbarentur animo hostiumque impetum fortiter sustinerent, quod non longius hostes aberant quam quo telum adigi posset, proelii committendi signum dedit. Atque in alteram item cohortandi causa profectus pugnantibus occurrit. Temporis tanta fuit exiguitas hostiumque tam paratus ad dimicandum animus ut non modo ad insignia accommodanda sed etiam ad galeas induendas scutisque tegimenta detrahenda tempus defuerit.

Quam quisque ab opere in partem casu devenit quaeque prima signa conspexit, ad haec constitit, ne in quaerendis suis pugnandi tempus dimitteret.
Cesare, impartiti gli ordini necessari, corse a spronare i soldati, guidato dal caso: capitò dalla decima legione. Si limitò a incitare i soldati a ricordarsi dell'antico valore, a non lasciarsi turbare, a reggere con vigore all'assalto nemico. Dato che i Nervi erano quasi a tiro e i nostri potevano colpirli con le frecce, diede il segnale d'attacco. E poi si precipitò in un'altra direzione, sempre con lo scopo di incoraggiare i soldati, ma li trovò che stavano già combattendo.

Il tempo fu talmente breve e i nemici così risoluti che i nostri non riuscirono non solo ad applicare i fregi, ma neppure a mettersi in testa gli elmi o a togliere le fodere dagli scudi. Chi tornava dai lavori si fermò dove capitava, presso le prime insegne che vide, per non perdere tempo alla ricerca della sua unità di appartenenza.

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