Verre ha ridotto la Sicilia ad un deserto

Latino in laboratorio numero 275

Non mehercule augendi criminis causa, iudices, dicam, sed, quem ipse accepi oculis animoquc sen-sum....

O giudici io non dirò nulla per non aumentare i delitti di Verre, ma racconterò solo quanto ho potuto vedere con gli occhi e comprendere con l'animo, il che sarà da me esposto con verità e con massima chiarezza.

Sono giunto in Sicilia solo quattro anni dopo, ma mi si presentò nello stato in cui di solito sono ridotte le terre dove si è combattuta una guerra aspra e lunga. Quei colli e quei campi che in precedenza avevo veduto rigogliosissimi e verdissimi, ora mi si presentavano così devastati e desolati che la campagna stessa sembrava soffrire per la mancanza di chi la coltivasse e piangere la perdita del suo padrone.

La campagna di Érbita, e quella di Enna, Murganzia, Assoro, Imàcara, Agirà, era per la maggior parte in tale stato di abbandono che invano cercavo con lo sguardo il gran numero non solo degli animali al lavoro ma anche dei proprietari di un tempo; la campagna attorno all'Etna, che era di solito intensamente coltivata, e la piana di Lentini, la capitale della produzione di frumento, che un tempo aveva un aspetto tale che al vederla coperta di spighe si cessava di temere la carestia, erano così squallide e brutte che cercavo invano la Sicilia nella parte più ferace della Sicilia;

il penultimo anno infatti aveva già inferto ai coltivatori un duro colpo, ma l'ultimo li aveva completamente distrutti.

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