Ad ferendum dolorem placide (Versione Cicerone)

Ad ferendum dolorem placide versione latino Cicerone

Ad ferendum igitur dolorem placide atque sedate plurimum proficit toto pectore, ut dicitur, cogitare quam id honestum sit....

E allora, al fine di sopportare il dolore in maniera tranquilla e serena, atteggiamento molto utile (giova molto) è pensare - con tutta l'anima, come si suol dire - a quanto ciò sia moralmente nobile.

Infatti - come ho già detto, ma è bene ripeterlo spesso - nutriamo, per natura, eccezionale desiderio della nobiltà morale; e se di tale (nobiltà) noi abbiamo intravisto, come dire, un lume, (allora) non c'è alcunché che non siamo pronti a sopportare e ad affrontare per conquistarlo.

In virtù di questo slancio dell'anima verso la vera gloria e la nobiltà morale vengono affrontati i pericoli in battaglia; gli uomini forti non soffrono le ferite durante il combattimento; ovvero, le accusano, ma preferiscono la morte al disonore, per quanto lieve. I Decii vedevano le spade nemiche scintillare, quando irrompevano nelle loro schiere; (vedevano) la morte gloriosa stornava loro tutta la paura delle ferite.

Del resto, credi che Epaminonda abbia levato eccessivi lamenti, quando sentiva che la vita scivolava via insieme col sangue. Egli infatti restituiva la patria agli Spartani, mentre l'aveva trovata asservita! Queste sono le vere soddisfazioni che leniscono i più grandi dolori!

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