Cicerone denuncia un furto sacrilego commesso da Verre (Versione latino)

Cicerone denuncia un furto sacrilego commesso da Verre
Autore: Cicerone

Cum ego Hennam venissem, praesto mihi sacerdotes Cereris cum infulis ac verbenis fuerunt, contio conventusque civium, in quo tanti gemitus fletusque fiebant ut acerbissimus tota urbe luctus versari videretur.

Non illi decumarum imperia, non bonorum direptiones, non iniqua iudicia, non importunas istius libidines, non vim, non contumelias quibus vexati oppressique erant conquerebantur; Cereris numen, sacrorum vetustatem, fani religionem istius sceleratissimi atque audacissimi supplicio expiari volebant; omnia se cetera pati ac neglegere dicebant. Hic dolor erat tantus ut Verres alter Orcus venisse Hennam et non Proserpinam asportasse, sed ipsam abripuisse Cererem videretur. Etenim urbs illa non urbs videtur, sed fanum Cereris esse; habitare apud sese Cererem Hennenses arbitrantur, ut mihi non cives illius civitatis, sed omnes sacerdotes, omnes accolae atque antistites Cereris esse videantur. Henna tu simulacrum Cereris tollere audebas, Henna tu de manu Cereris Victoriam eripere et deam deae detrahere conatus es?
Quando giunsi ad Enna, le sacerdotesse di Cerere si misero a mia disposizione con bende sacre e ramoscelli sacri, (e fecero sottinteso)

una riunione e adunanza di cittadini, nella quale si levavano tanti lamenti e pianti che sembrava che un lutto molto doloroso invadesse l'intera città. Quelli non si lamentavano delle imposizioni di decime, né dei saccheggi dei beni, né dei giudizi ingiusti, né delle insopportabili sregolatezze di questo (Verre), né della violenza, né degli affronti dai quali erano stati schiacciati e oppressi; volevano che il nume di Cerere, l’antichità dei riti sacri, la devozione per il santuario fossero purificate attraverso il supplizio di quest' uomo, il più stupido ed arrogante; dicevano di sopportare e di trascurare tutto il resto.

Era tanto grande questo dolore, che sembrava che Verre, un altro Plutone, fosse giunto ad Enna e non avesse rapito Proserpina ma trascinato via la stessa Cerere. E in realtà quella città non sembra essere una città, ma un luogo sacro a Cerere; gli abitanti di Enna credono che Cerere abiti in mezzo a loro, tanto che mi sembra che essi siano non cittadini di quella città, ma tutti sacerdoti, tutti vicini e sovraintendenti di Cerere. Tu osavi portare via da Enna l’immagine di Cerere, tu hai tentato di portare via da Enna la Vittoria dalla mano di Cerere e strappare una dea ad una dea?

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