La forza dell'abitudine - Versione Cicerone COTIDIE LEGERE

La forza dell'abitudine versione latino Cicerone libro Cotidie legere n. 3 pag. 317

Inizio: Aniculae saepe inediam biduum aut triduum ferunt. Subduc cibum unum diem athletae: Iovem, Iovem Olympium, Fine: ferrum recipere iussus collum contraxit ? Tantum exercitatio, meditatio, consuetudo valet.

Spesso le vecchiette tollerano la a fame per due o tre giorni. Togli il cibo per un giorno solo ad un atleta: supplicherà Giove, Giove Olimpo, quello stesso in onore di cui si eserciterà, e urlerà di non essere in grado di sopportare.

E' grande la forza dell'abitudine. I cacciatori trascorono la notte sui monti nella neve, gli indiani si lasciano bruciare i pugili colpiti dai cesti non emettono nemmeno un lamento. Che (genere di) ferite sopportano i gladiatori, uomini rovinati o barbari!

In che modo loro, che sono stati ben istruiti, preferiscono ricevere una ferita piuttosto che evitarla con codardia! Quanto spesso è palese che loro non preferiscono nulla al soddisfare il padrone o il popolo! Sfiancati dalle percosse, mandano anche a dire ai padroni che chiedano ciò che vogliono se pensano che sia stato fatto a sufficienza, e si vogliono coricare.

Quale pur mediocre gladiatore ha detto un lamento, quale (gladiatore) ha mai cambiato (la sua) espressione? chi non è rimasto solo fermo, ma cadde anche a terra in modo vile? Chi, caduto al suolo, preso l'ordine di riprendere la spada (nelle mani), piegò il (suo) collo?

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