La natura ci spinge alla ricerca degli altri - Lectior brevior - Cicerone versione latino

La natura ci spinge alla ricerca degli altri versione latino Cicerone libro lectior brevio
Inizio Si quis asperitate ea est et immunitate naturae, ut congressus hominum fugiat atque / Fine inter amicos dulcissimum est.

Se qualcuno è di tale asprezza e disumanità di natura da evitare ed odiare il rapporto sociale delle persone, quale abbiamo appreso sia stato ad Atene Timone, tuttavia egli non può sopportare di non ricercare qualcuno, presso in quale sfoghi il veleno della sua acerbità.

E ciò soprattutto si giudicherebbe se potesse capitarci qualcosa di simile, che un qualche dio ci portasse via da questa folla di persone e ci collocasse in solitudine in qualche luogo, e qui, fornendo(ci) abbondanza e quantità di tutte le cose che la natura richiede, ci portasse via la possibilità di vedere totalmente le persone.

Chi sarebbe stato tanto insensibile da potere sopportare quella vita, o a chi la solitudine non portasse via il frutto di tutte le gioie? Dunque è vero ciò che, come credo, era solito esser detto da Archita di Taranto: se qualcuno fosse asceso in cielo e avesse osservato la natura del mondo e lo splendore delle costellazioni, avrebbe avuto quell'ammirazione, la quale sarebbe stata piacevolissima, se avesse avuto qualcuno a cui raccontarla.

Così la natura non ama nulla di solitario e si appoggia sempre a qualche cosa come sostegno: ciò è più dolce fra amici.

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