Pro Sestio 42 - Versione di latino di Cicerone

Pro Sestio 42 Versione di latino di Cicerone

Quis enim nostrum, iudices, ignorat ita naturam rerum tulisse ut quodam tempore homines nondum neque naturali neque civili iure descripto...

Chi di noi, o giudici, non sa che luniverso ha fatto in modo, che una volta, quando non s'era ancor attuato né un diritto naturale né un diritto sociale, gli uomini andavano errando, divisi e spersi per le regioni, e tanto avevano quanto, con la forza del braccio e dando morte e ferite, potevano asportare e tenere per sé? Quelli poi che si confermavano primi per merito e per giudizio, resisi conto delle capacità della mente umana, presero quegli erranti in definiti luoghi, e li tolsero dalla nativa inciviltà alla ragione e all'umanità.

Sorsero da ciò quelle strutture per il bene comune, che noi definiamo pubbliche, quei raggruppamenti d'uomini che furono nominati società, quegli aggregati di case chiamate città, e che, adottate le norme della religione e del diritto umano, furono protette da fortificazioni. Quello che più distingue questo vivere che la civiltà ha aguzzato, dal viver bruto di un tempo, è il diritto nell'uno, limpeto nell'altro.

Se non vogliamo usare l'una delle due cose, dobbiamo usar l'altra. Se desideriamo che la furia scompaia, deve prender forza il diritto, e cioè la funzione giudiziaria che il diritto onninamente attua; non piace essa, o si annulla: dovrà per forza dominare l'aggressività.

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