Cicerone Rhetorica Tusculanae Disputationes Libro I 71 72

Cicerone Rhetorica
Tusculanae Disputationes Libro I 71 72
Testo latino

His et talibus rationibus adductus Socrates nec patronum quaesivit ad iudicium capitis nec iudicibus supplex fuit adhibuitque liberam...

Traduzione

Socrate indotto da queste e (altre) simili ragioni ne chiese in difensore per il giudizio di morte né fu supplice verso i giudici e tenne un contegno fiero derivante dalla grandezza d'animo, non dalla superbia, e nell'ultimo giorno di vita ragionò molto su questo stesso;

e pochi giorni prima allorchè poteva facilmente esser tratto di prigione, non volle; e allora tenendo si può dire quella tazza motifera in mano, così parlò, da sembrare non che fosse tratto a morte, ma invero stesse per salire in cielo. Questo era il pensiero di Socrate e lo espose nel seguente modi. Due strade, duplice cammino si presentano all'anima quando esce dal corpo:

se si è contaminata dei vizi umani, se si è dedicata interamente alle passioni e da queste accecata si è insozzata di vizi e di turpitudini nella vita privata oppure ha concepito violenze inespiabili nella vita politica, si presenta ad essa una strada traversa che non porta al consesso degli dèi. Se invece si è conservata integra e pura, se ha evitato al massimo il contatto con il corpo e da esso si è sempre tenuta lontana imitando entro il corpo umano la vita degli dèi, si apre per essa un facile ritorno a coloro da cui è partitaLa morte è infatti quasi una partenza e un distacco e una separazione di quelle parti, che prima della morte erano tenute (assieme) da un qualche legame.

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