Un poeta che non vuole adulare - VERSIONE latino Cicerone

Un poeta che non vuole adulare Autore: Cicerone Versione Da Officina Latinitatis pag. 291 numero 319

Dionysii, Syracusanorum tyranni, maxime intererat quid de se et de suis carminibus familiares et docti viri sentirent....

A Dioniso, tiranno dei siracusani, interessava soprattutto che cosa pensassero i familiari e gli uomini saggi riguardo egli e le sue poesie.

Infatti era molto desideroso di lodi poetiche e spesso recitava le sue poesie durante i banchetti agli invitati esperti nell’adulare. Tra questi vi era Filoxeno, uomo di grande intelligenza, l’unico che, ignaro dell’inganno, mostrò spontaneamente ciò che sentirebbe avendo ascoltato una volta la poesia senza alcuna lode recitata da Dionisio.

Ma offeso da queste parole di libertà, il tiranno ordinò che il critico delle sue poesie fosse catturato dalle sue guardie del corpo e che fosse sbattuto nelle cave di pietra, che erano le prigioni pubbliche. Il giorno dopo tuttavia si pentì della sua collera e, supplicato dagli amici, invitò per di più Filoxeno al banchetto, dove, recitando le sue poesie, domandò il parere di Filoxeno circa alcuni versi che considerava moltissimo.

Quello, non abituato ad adulare e incurante del pericolo, si alzò dal tavolo, e, senza dire nulla, se ne andò. Interrogato su dove andasse (letteralmente: per quale dei luoghi andasse) rispose: “Nelle cave di pietra”.

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