Amor di patria di Epaminonda (Versione latino Nepote)

Amor di patria di Epaminonda
Autore: Cornelio Nepote

Cum eum propter invidiam cives sui praeficere exercitui noluissent duxque esset delectus belli imperitus, cuius errore eo esset deducta...

Non avendo voluto i suoi concittadini per invidia che lui comandasse l’esercito ed essendo stato eletto un comandante inesperto di guerra, e per il suo errore quella moltitudine di soldati era stata condotta al punto che tutti temessero per la salvezza, perché chiusi dai nemici in strettezze di luoghi, si cominciò a desiderare l’abilità di Epaminonda. Infatti era lì nel numero dei soldati come privato (cittadino). Chiedendo aiuto a lui, non ebbe nessun ricordo dell’offesa e l’esercito, liberato dall’assedio, lo ricondusse incolume in patria.

Ma non fece questo una volta sola, ma piuttosto spesso. Ma specialmente fu cosa famosa (quando), avendo guidato l’esercito nel Peloponneso contro i Lacedemoni e avendo due colleghi, di cui uno era Pelopida, uomo forte e valoroso. Poiché essi per le accuse di avversari erano venuti tutti in odiosità e per tale cosa era stato tolto loro il comando ed al loro posto erano succeduti altri comandanti, Epaminonda non obbedì al decreto del popolo, ed persuase i colleghi che facessero lo stesso e fece la guerra che aveva intrapresa.

Infatti capiva che se non avesse fatto ciò, tutto l’esercito per l’incapacità dei comandanti e l’ignoranza della guerra sarebbe perito.

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