Eumene catturato (versione latino Nepote)

Eumene catturato
Autore: Cornelio Nepote da FORUM

Cum Antigonus Eumenem in custodiam dedisset cumque praefectus custodum ab Antigono quaesisset quem ad modum vellet eum servari, «Ut acerrimum leonem» inquit ille «aut ferocissimum elephantum»; nondum enim statuerat (utrum) conservaret eum necne.

Adibat autem ad Eumenem utrumque genus hominum, et qui propter odium fructum oculis ex eius casu capere vellent, et qui propter veterem amicitiam colloqui consolarique cuperent, multi etiam, qui eius formam cognoscere studebant, qualis esset quem tam diu tamque valde timuerant, cuius in pernicie positam spem habuerant victoriae. At Eumenes, cum diu in vinculis esset, dixit Onomarcho, penes quem summa imperii erat custodiae, se mirari quare iam tertium diem sic teneretur: non enim hoc convenire Antigoni prudentiae, ut sic deuteretur victo. Malebat interfici aut missum fieri? «Quid?» inquit Onomarchus «animo si isto eras, cur non in proelio cadere maluisti, quam in potestatem inimici venire?» Huic Eumenes: «Vellem quidem istud evenisset! Sed eo non accidit, quod numquam cum fortiore sum congressus; cum nullo enim arma contuli, qui miài non succubuerit.

Non enim virtute hostium, sed amicorum perfidia decidi!»
Poichè Antigone aveva fatto mettere in carcere Eumene e poiché il capo dei carceriere aveva chiesto ad Antigono in che modo desiderava che fosse custodito, "Come un ferocissimo leone", rispose quello, "o un pericolosissimo elefante"; infatti non aveva ancora stabilito se tenerlo in carcere o no. Andavano poi da Eumene entrambi i tipi di uomini, sia quelli che a causa dell'odio volevano ricavare dalla sua vicenda godimento per i propri occhi, sia quelli che a causa dell'antica amicizia desideravano parlargli e confortarlo, molti anche, che desideravano vedere il suo aspetto, quale fosse quello che avevano temuto tanto a lungo e così intensamente, nella cui rovina avevano posto la speranza di vittoria. Ma Eumene, dopo esser stato a lungo in catene, disse a Onomarco, nelle cui mani era il comando supremo del carcere, che si meravigliava perché era così tenuto ormai da tre giorni: infatti questo non conveniva alla prudenza di Antigono, di abusare in tal modo di un vinto.

Preferiva essere ucciso o "Cosa?" disse Onomarco "Se eri di questo animo, perché non preferisti piuttosto cadere in combattimento, che cadere in mano del nemico?". A questo Eumene: " Avrei voluto che fosse accaduto certamente questo! Ma così non è stato per il fatto che mai mi sono incontrato con uno più forte; con nessuno infatti ho incrociato le armi, che non soccombette a me. Infatti sono caduto non per il valore dei nemici, ma per la perfidia degli amici!"

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