Generosità e giustizia di Attico

Atticus, posteaquam vidit Cinnano tumultu civitatem esse perturbatam neque sibi dari facultatem ut cum dignitate viveret, dissociatis...

Attico, come vide la città sconvolta dai tumulti di Cinna (lett. tumulto Cinnano) e che non gli era concessa facoltà di vivere con dignità poiché gli animi dei cittadini erano divisi, parteggiando gli uni per il partito di Silla, gli altri per quello di Cinna, ritenne che fosse (sott. giunto)

il tempo adatto per dedicarsi ai suoi studi e si recò Ad Atene. Attico visse ad Atene così da essere giustamente carissimo a tutti gli Ateniesi Infatti, oltre alla benevolenza, che già era grande fin dall'adolescenza, dimostrò grande generosità: di certo infatti si era adoperato per gli indigenti (lett. per la povertà) e spesso li aiutava con i suoi averi.

(Quando) Era necessario fare a questi un prestito ed era la condizione non era equa, interpose sempre la sua garanzia per loro ed in modo tale che benevolmente mai da loro pretese un interesse. In tale circostanza (hic) si comportava così infatti da apparire come un comune povero, come un loro pari. Per questa cosa avvenne che a lui tributassero tutte le onoreficenze (tutti gli onori), che era opportuno avesse, e cercassero di dargli la cittadinanza: ma lui rifiutò il beneficio.

I cittadini misero molte effigi (ritratti o statue) dello stesso (Attico) in molti luoghi consacrati: infatti avevano lui (hunc) come ispiratore (actorem) e autore in ogni affare dello Stato

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