Tradimento e morte di Pausania parte I e II - Cornelio Nepote versione latino

Tradimento e morte di Pausania
PRIMA E SECONDA PARTE
Versione di latino di Cornelio Nepote
LIBRO N. P.
Testo latino parte I

Post victoriam apud Plataeas Pausaniam regem cum classe communi Cyprum atque Hellespontum miserunt Lacedaemonii, ut ex iis regionibus barbarorum praesidia depelleret....

Traduzione Parte I

Dopo la vittoria presso Platea i Lacedemoni mandarono il re Pausania con una flotta comune, a Cipro e sull'Ellesponto, perché allontanasse da quei territori il presidio barbaro.

Ma Pausania, espugnato Bisanzio, trattò un'alleanza con il re dei persiani, per ciò cadde nel sospetto dei Lacedemoni. Venne richiamato in patria, dove, accusato di delitto capitale, fu assolto, ma venne multato pecuniariamente (= per denaro). Subito tuttavia tornò nella Troade e lì non cambiò solo le abitudini degli antenati, ma anche l'educazione e l'abbigliamento:

indossava l'abito da regia, era circondato da guardie Mede (=Persiane) e Egiziane; venivano preparati assai lussuosi banchetti, di quanto i presenti potessero sopportare, tradizionali dei Persiani: a tutti rispondeva superbamente, comandava crudelmente; (e) non voleva fare ritorno a Sparta. Ad egli, dopo che i spartani vennero a sapere ciò, inviarono a quello legati con la scintola (=bastone con sopra un papiro rilegato dove venivano scritti messaggi), sulla quale era scritto che, se non avesse fatto ritorno in patria, lo avrebbero condannato a morte.

Turbato da questo annuncio, sperando che anche allora avrebbe abbattuto il pericolo con il denaro e la potenza, fece ritorno in patria.

Testo latino Parte II

Huc ut venit, opinio inter Lacedaemonios manebat eum cum Persarum rege societatem habere, sed huius crìminis ephóris nullum erat documentum....

Traduzione parte II

Quando giunse lì, restava tra i Spartani l'opinione che egli avesse un'intesa segreta con il re dei Persiani, ma di questo delitto gli Efori non avevano nessuna prova.

Intanto Pausania spedì una lettera al re Artabazo attraverso un ragazzo di Argilio riguardo l'accordo comune, ma il ragazzo prevedé che egli sarebbe stato ucciso da (presso) Artabazo: infatti nell'annuncio era scritto con certezza della morte, poiché non ci fosse testimone. Quindi il ragazzo consegnò questa lettera agli Efori.

Dopo aver saputo ciò gli Efori vollero arrestarlo in città. Ma Pausania si rifugiò nel tempio di Minerva, detto "Calcieo"- cioè "casa di bronzo". Affinchè non potesse uscire, subito gli Efori chiusero le porte del tempio e distrussero il tetto, poiché morisse celermente sotto il cielo aperto. Risulta che in questo tempo era viva la madre di Pausania e che lei, venuta a sapere del delitto compiuto dal figlio, per prima portò una pietra all'ingresso del tempio, poiché restasse prigioniero nel tempio il figlio.

Così Pausania macchiò la grande gloria della guerra con la sua vergognosa morte: quando fu portato via dal tempio in fin di vita, essendo consumato a causa dell'ardente sole, della fama e della sete subito spirò.

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