Alessandro conduce l’esercito al Tigri

Alexander, contemptor mortis, omnis periculi et Persarum multitudinis, ad Euphratem pervenit; quo pontibus iuncto, equites primos ire, phalangem sequi iubet....

Alessandro, sprezzante della morte,  di ogni pericolo e della moltitudine dei persiani giunse all'Eufrate; dove collegato con dei ponti ordina  che per primi passino i cavalieri e a seguire (o anche che seguino) la falange.

Allora Mazeo, che gli si era parato innanzi per impedirgli il passaggio con sei mila tra i cavalieri, esitò, per non correre pericolo, né si azzardò a fare un assalto sull'esercito di Alessandro. Dopo pochi giorni dati ai soldati, non per il riposo ma per preparare gli animi, Alessandro iniziò ad inseguire il nemico valorosamente,  affinché Dario non si dirigesse all'interno del suo regno e proseguisse attraverso luoghi deserti e smisurati: infatti non dubitava che l'esercito Macedone fosse afflitto nel viaggio da un'estrema mancanza di viveri.

Quindi nel quarto giorno penetra oltre l'Armenia fino al Tigri. Tutto la regione dall'altra parte del fiume emetteva fumo per un incendio:

poiché Mazeo, bruciava ogni cosa. E in un primo tempo Alessandro si fermò per la caligine che il fumo diffondeva, con la paura di imboscate per la caligine che il fumo aveva sparso oscurando la luce; poi quando gli esploratori mandati in avanscoperta annunciarono che ogni cosa era sicura, mandò pochi cavalieri a tentare il guado del fiume.

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