Attraverso il deserto della Sogdiana: manca l'acqua - VERSIONE Curzio Rufo

Aquarum penuria prius desperatione quam desiderio bibendi sitim accendit. Per CCCC stadia ne modicus quidem humor existit.

Harenas vapor aestivi solis accendit; quae ubi flagrare coeperunt, haud secus quam continenti incendio cuncta torrentur. Caligo deinde inmodico terrae fervore excitata lucem tegit, camporumque non alia qua vasti et profundi aequoris species est. Nocturnum iter tolerabile videbatur, quia rore et matutino frigore corpora levabantur. Ceterum cum ipsa luce aestus oritur, omnemque naturalem absorbet humorem siccitas; ora visceraque penitus uruntur. Itaque primum animi, deinde corpora deficere coeperunt; pigebat et consistere et progredi. Pauci a peritis regionis admoniti praepararunt aquam; haec paulisper repressit sitim; deinde crescente aestu rursus desiderium humoris accensum est. Ergo, quidquid vini oleique erat omnibus, ingerebatur; tantaque dulcedo bibendi fuit, ut in posterum sitis non timeretur.

Graves deinde avide hausto humore non sustinere arma, non ingredi poterant.
La mancanza d’acqua suscitava la sete più per disperazione di trovarne che per l’effettivo desiderio di bere. Per quattrocento stadi non vi era nessuna traccia di acqua. La vampa del sole estivo rendeva incandescente la sabbia, ed ogni cosa veniva arsa, quando essa cominciava a bruciare, proprio come in un ininterrotto incendio. Quindi la nebbia, provocata dall’eccessivo calore, del suolo, celava la luce, e l’aspetto delle pianure non è altro che quello di una vasta e profonda distesa d’acqua. La marcia notturna pareva sopportabile, dato che i corpi trovavano ristoro nella rugiada e nel fresco del mattino. Per il resto il calore sorgeva assieme alla stessa luce, e l’arsura assorbiva tutta l’umidità naturale; i volti e le viscere erano quasi inariditi.

Pertanto cominciavano a venir meno dapprima gli animi, quindi i corpi; era penoso sia fermarsi che andare avanti. Pochi, ammoniti da coloro che conoscevano il luogo, avevano portato provviste d’acqua; queste per un po’ placarono la sete; quindi, per il crescente calore, si riaccendeva il desiderio di acqua. Quindi ognuno ingurgitava il vino e l’olio che aveva con sé; e tale era il sollievo nel bere, che non si aveva paura della sete per l’indomani. Quindi, appesantiti per il liquido ingoiato avidamente, non riuscivano a reggere le armi, non potevano proseguire

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