Scoramento dei soldati di Alessandro - Versione Latino Curzio Rufo

Versione da Latina Lectio pag. 267 n. 155

Macedones, qui omni discrimine iam defunctos se esse crediderant, postquam novum bellum cum ferocissimis Indiae gentibus superesse cognoverunt, improviso metu territi, seditiosis vocibus regem increpare coeperunt:

indomitis gentibus se obiectos esse ut sanguine suo ei aperirent Oceanum; semper longius trahi et cogi adire loca, quae mortalium oculis natura subduxerit. Semper novos hostes existere. Quos simulac omnes fuderint fugarintque, quod praemium ipsos manere? Caliginem ac tenebras et perpetuam noctem profundo incubantem mari, repletum immanium beluarum gregibus fretum, immobiles undas, in quibus emoriens natura defecerit. Rex non sua, sed militum sollicitudine anxius, contione advocata, docet imbelles esse populos quos metuant; nihil deinde praeter has gentes obstare quominus ad finem simul mundi laborumque suorum perveniant. Haec verba vehemens ab exercitu adclamatio secuta est, petentium ut, diis secundis, ad victoriam gloriamque duceretur.


I Macedoni, che in ogni momento decisivo credevano già di essere morti, dopo che vennero a sapere che restava una nuova guerra con le più feroci popolazioni dell’India, atterriti dall’improvviso timore, iniziarono a minacciare il re con voci sediziose: erano stati mandati contro popoli indomiti per aprirgli con il loro sangue la via per l’oceano; condotti sempre più lontano e costretti ad andare in luoghi che la natura aveva nascosto agli occhi dei mortali. Spuntavano sempre nuovi nemici. Quale premio sarebbe spettato loro, non appena avrebbero vinto e messo in fuga tutti? Oscurità, tenebre e una perpetua notte che si immerge sul mare profondo, uno stretto di mare pieno di mandrie di bestie mostruose, onde immobili, nelle quali la natura morente venne meno. Il re, preoccupato per l’inquietudine non sua, ma dei soldati, convocata un’assemblea, li avvertì che erano inoffensivi quei popoli che essi temevano;

nulla quindi, oltre queste genti, ostacolava dallo giungere al termine del mondo e nello stesso tempo delle loro fatiche. A queste parole seguì da parte dell’esercito una forte acclamazione, di coloro che chiedevano che, con l’aiuto propizio degli dèi, fosse condotto alla vittoria e alla gloria.

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